martedì 17 aprile 2012

Il settantadue

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 17 aprile 2012

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Il 1972, quarant’anni fa, fu il culmine di un vasto movimento di “contestazione ecologica” che era cominciato dieci anni prima: la denuncia dei danni dei pesticidi clorurati come il DDT; degli erbicidi usati nel Vietnam per distruggere, in quel lontano, paese asiatico, le foreste tropicali in cui si rifugiavano i partigiani antiamericani; della contaminazione radioattiva seguita agli esperimenti nucleari nell’atmosfera; dell’inquinamento dovuto alle fabbriche e alle perdite di petrolio nel mare; la comparsa delle alghe nei mari; la crescita della popolazione mondiale, avevano richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica sui guasti arrecati all’ambiente naturale e umano.

Le fotografie della Terra scattate dagli astronauti da grande distanza avevano mostrato che il nostro pianeta è una piccola palla azzurra nell’immensità degli spazi interplanetari, l’unica casa che abbiamo da cui trarre cibo, acqua, minerali, energia e in cui immettere le scorie e i rifiuti delle nostre attività, proprio come avviene nelle navicelle spaziali. L’immagine della Terra come navicella spaziale, “Spaceship Earth”, ebbe forte effetto emotivo tanto che si moltiplicarono i dibattiti e gli incontri, a cominciare dagli Stati Uniti, intrecciati con le altre contestazioni degli studenti e degli operai degli stessi anni sessanta.

lunedì 9 aprile 2012

Ambiente e lavoro

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 10 aprile 2012


Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

La marcia dei lavoratori dell’acciaieria di Taranto, il 21 marzo 2012, in difesa del posto di lavoro “contro” gli “ambientalisti” merita qualche considerazione più generale. Nella società industriale sono spesso contrapposti differenti diritti. La “contestazione” chiede il rispetto di alcuni diritti fondamentali, da quelli di un lavoro decente e equamente retribuito nelle fabbriche e nei campi, a quelli “ecologici”, che i fumi e i rifiuti delle attività produttive non avvelenino la popolazione. Gli imprenditori, da parte loro, hanno il ”diritto” di trarre, dal denaro investito per produrre merci mediante il lavoro umano, un profitto necessario per poter investire in altre fabbriche che producono altre merci mediante altro lavoro umano.

giovedì 5 aprile 2012

Malattie dei ricchi malattie dei poveri

Relazione al IV Convegno "Se vuoi la pace prepara la pace: continenti e popoli oltre i blocchi", Firenze

Testimonianze, 29, 205-213 (marzo-maggio 1986)
Anche in: Giovani Realtà (Lecce), 6, (17/18), 107-115 (gennaio-giugno 1986)
Anche in: Il Tetto, 23, (136/137), 422-430 (luglio-ottobre 1986)
Anche in: P. Serreni (a cura di), "Educazione e cultura della pace", Roma, Editori Riuniti, 1988, p. 78-87
Anche relazione al seminario CIDI/CIES, Ariccia, 28 febbraio 1988, in: M. Pinzani Tanini (a cura di), "Per una cultura di sviluppo nella scuola", Angeli, Milano, 1989, p. 67-74

Malattie dei ricchi malattie dei poveri

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Il medico islamico al-Asuli, vissuto a Bokhara nove secoli fa, ha scritto un trattato di farmacologia intitolato: "Malattie dei ricchi - malattie dei poveri". Anche oggi i paesi ricchi e i paesi poveri sono entrambi malati con malattie fisiologiche ed economiche che passano da una parte all'altro e rendono malato il grande, unico corpo della comunità umana.La malattie fisiologiche dei ricchi provengono dalla insoddisfazione, dall'inquinamento, dalla necessità di rapinare le risorse naturali altrui, specialmente dei paesi poveri, per sopravvivere, dalla necessità di stare sempre in una situazione di pre-guerra per evitare che i poveri si ribellino, e dallo stare in una situazione di continua tensione in vista di tale ribellione. Le malattie fisiologiche dei poveri derivano dalla scarsità di cibo, di acqua, di energia, dalle abitazioni malsane, dall'analfabetismo, dalla sovrappopolazione. Da qui un senso di ribellione e la ricerca di una cura nella conquista, anche violenta, dell'indipendenza e della giustizia.Gli ultimi quaranta anni sono stati solo apparentemente anni di pace: centinaia di conflitti sono esplosi nei paesi poveri, alimentati anche dai paesi ricchi, interessati a continuare lo sfruttamento degli stessi paesi poveri e a vendergli armi.La situazione peggiorerà sempre fino a quando le classi dirigenti non si accorgeranno che la cura delle malattie dei poveri è essenziale anche per guarire le malattie dei ricchi. Ma i paesi ricchi possono guarire soltanto con una cura dolorosa e traumatica che richiederà la revisione radicale dei modi di produzione e di consumo, degli stili di vita, del comportamento nei confronti delle risorse naturali e ambientali.

lunedì 2 aprile 2012

L'elio e il teorema di Hardin sui beni comuni

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 3 aprile 2012

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Con questo bel nome, l'elio, è il secondo elemento come abbondanza nell'universo, anche se sulla superficie della Terra è abbastanza scarso. L’elio è stato scoperto per la prima volta nel 1868 sul Sole (per questo gli è stato dato il nome della nostra stella) attraverso l'analisi spettrografica della radiazione solare, quasi contemporaneamente dall’astronomo Pierre Janssen (1836-1920) e dagli inglesi Norman Lockyer (1836-1920) e Edward Frankland (1825-1829). Il fisico italiano Luigi Palmieri (1807-1896) fu il primo a riconoscere la presenza dell’elio sulla Terra analizzando per via spettroscopica la lava del Vesuvio. Più tardi Sir William Ramsey (1852-1916) isolò il gas elio da un minerale contenente uranio. L'elio si forma infatti dall'uranio e dal torio che, nel loro decadimento radioattivo, emettono una o più particelle alfa, che sono nuclei di elio. Poiché, peraltro, l'elio è un gas molto leggero, tende a sfuggire all'attrazione terrestre, per cui attualmente la sua concentrazione nell'atmosfera è bassissima, di circa 0,0005 per cento.