venerdì 2 dicembre 2011

Tecnologia è parolaccia ?

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 29 novembre 2011

Tecnocrazia è parolaccia ? La nascita di un governo di tecnici in Italia ha fatto risorgere una antica parola, tecnocrazia, per lo più con significato negativo, secondo l’idea che soltanto i parlamentari eletti dal popolo sono in grado di operare e fare leggi perché solo loro conoscono quanto è utile ai loro elettori. In genere oggi i governi “tecnici” sono costituiti da persone non elette dal popolo, per lo più economisti, esperti di finanza, giuristi, sociologi, eccetera, riconosciuti per la loro competenza professionale e indipendenza amministrativa, capaci di prendere decisioni rigorose anche se sgradevoli proprio per il fatto di non dover rispondere agli elettori o a gruppi di elettori o a gruppi di interessi che possono influire sulla loro rielezione.

martedì 29 novembre 2011

Sulla tecnocrazia

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 29 novembre 2011

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Tecnocrazia è parolaccia ? La nascita di un governo di tecnici in Italia ha fatto risorgere una antica parola, tecnocrazia, per lo più con significato negativo, secondo l’idea che soltanto i parlamentari eletti dal popolo sono in grado di operare e fare leggi perché solo loro conoscono quanto è utile ai loro elettori. In genere oggi i governi “tecnici” sono costituiti da persone non elette dal popolo, per lo più economisti, esperti di finanza, giuristi, sociologi, eccetera, riconosciuti per la loro competenza professionale e indipendenza amministrativa, capaci di prendere decisioni rigorose anche se sgradevoli proprio per il fatto di non dover rispondere agli elettori o a gruppi di elettori o a gruppi di interessi che possono influire sulla loro rielezione.

In realtà la parola tecnocrazia ha una lunga interessante storia che si intreccia anche con i movimenti ambientalisti e che immagina un governo di ingegneri, fisici e chimici, gente abituata a fare i conti con grandezze fisiche, chili di materia e chilowattore di energia, piuttosto che con i soldi. Sulla base di queste grandezze fisiche, ben definibili e misurabili, avrebbe dovuto essere misurato e giudicato il ”valore” e l’utilità delle merci e della produzione di beni e servizi. Già nel 1905 lo scrittore H.G. Wells (1877-1956) aveva suggerito la misura del valore dei beni sulla base non dei soldi, ma della quantità di lavoro e di energia che è richiesta per ottenerli.

lunedì 28 novembre 2011

Sul livello dei mari

La Gazzetta del Mezzogiorno, venerdì 25 novembre 2011

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

I telegiornali ci stanno purtroppo abituando a vedere strade allagate nelle quali galleggiano le automobili, scene che riguardano le nostre regioni, come gli Stati Uniti o la Thailandia, terre che non riescono a contenere i fiumi ingrossati dalle piogge intense che non riescono ad arrivare al mare, il loro destino finale. Talvolta l’arrivo al mare è impedito dal mare stesso, spinto verso terra dai venti. Quando ero giovane davanti alle “calamità naturali”che già allora erano frequenti, si diceva che era “colpa delle bombe atomiche” che, in quegli anni lontani, venivano fatte esplodere nell’atmosfera al ritmo di circa cento all’anno.

Poi le esplosioni delle bombe nell’atmosfera sono cessate e le alluvioni sono continuate anzi aumentate. Nell’ultimo decennio c’è un vivace dibattito fra gli studiosi a proposito dei mutamenti climatici provocati dalle attività umane, con un forte partito di negazionisti i quali sostengono che non sono le attività umane o i gas serra a provocare l’aumento del livello del mare che provoca l’allagamento delle terre emerse. I governanti delle piccole isole oceaniche, costituite da atolli che sporgono pochi metri sul livello del mare, sono ben preoccupati di veder sfumare il turismo attratto proprio dalle loro belle spiagge assolate. Che si stia davvero innalzando in maniera irreversibile il livello dei mari e degli oceani ?

lunedì 7 novembre 2011

Sessant'anni di alluvioni

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 8 novembre 2011

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Cadono, in questo autunno 2011, sessanta anni dall’alluvione del Polesine, 45 anni dall’alluvione di Firenze, Venezia, Trento. Ne sono passate di alluvioni da allora, fino a quelle di ieri l’altro in Lunigiana e nelle Cinque Terre, di ieri a Genova, di oggi ad Alessandria e nella Valle Padana. Ad ogni alluvione hanno fatto seguito due fenomeni contrastanti: il primo è un movimento di solidarietà spontanea; un paese, sotto tanti aspetti egoista, davanti alle sventure altrui e della collettività, è capace di regalare, gratis, ore di lavoro e fatica per aiutare a sgombrare dal fango e pulire le case e le botteghe e i campi, anche per salvare libri e archivi, accanto a chi ha perso beni materiali, talvolta la vita dei familiari. In questi momenti, senza che nessuno lo chieda o lo imponga, emerge la parte migliore del popolo italiano.

martedì 11 ottobre 2011

La civiltà del gabinetto

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 11 ottobre 2011

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Ci sono tanti di quegli eventi “ecologici” all’anno che si fa fatica a seguirli tutti, ma uno, che si è svolto nell’agosto scorso a Stoccolma, merita forse attenzione sotto vari aspetti. Nell’ambito di una “settimana dell’acqua” si sono tenute varie conferenze … sui gabinetti.. Nei paesi industrializzati, giustamente, si combattono battaglie per ridurre i milligrammi di metalli o il numero di batteri come Escherichia coli che possono essere tollerati nelle acque di fogna, ma nel nostro pianeta 2800 milioni di persone non solo non hanno fognature, ma non hanno neanche acqua corrente e gabinetti nelle loro case, che talvolta sono soltanto baracche. Gli escrementi finiscono nei campi e da li, con il loro carico di batteri e di sostanze nocive, sono trascinati dalle piogge nei fiumi e nel sottosuolo e finiscono nei pozzi e contaminano le acque usate poi nelle case: un ciclo perverso dell’acqua che diffonde malattie, epidemie e morte, soprattutto infantile.

lunedì 3 ottobre 2011

Il settemiliardesimo terrestre

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 4 ottobre 2011

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Una di queste settimane è nato o nascerà, non si sa dove, il settemiliardesimo abitante della Terra. Il cinquemiliardesimo nacque nel luglio 1987; dodici anni dopo, nell’ottobre 1999, nacque il seimiliardesimo terrestre. Adesso, dopo altri dodici anni, la popolazione terrestre raggiunge i sette miliardi di abitanti: circa mille milioni di aumento ogni dodici anni. Probabilmente la velocità della crescita dei terrestri diminuirà; forse ci vorranno quattordici o quindici anni per arrivare, forse verso il 2025, ad una popolazione di otto miliardi di abitanti. Il problema ha molti aspetti demografici, morali (se è bene o male che la popolazione mondiale aumenti), geopolitici (in quali paesi aumenta di più la popolazione). A chi si occupa di ambiente interessa piuttosto pensare come sarà possibile far fronte alla crescente richiesta di risorse materiali estratte dalla natura, di merci e alla crescente produzione di rifiuti.

lunedì 26 settembre 2011

Pace e ambiente

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 27 settembre 2011

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Il 21 settembre scorso ricorreva, nel disinteresse generale, almeno in Italia, la “Giornata internazionale della pace” stabilita ogni anno dalle Nazioni Unite con una risoluzione che risale al 1981. Il disinteresse sarà forse dovuto al fatto che ormai di “giornate” nel corso dell’anno ce ne sono tante, fin troppe, per ricordare eventi o calamità di qualche genere; sarà perché anche di giornate della pace nel corso dell’anno ce ne sono tante. Era l’aprile 1963, poco dopo la fine della guerra di Corea e poco prima dell’inizio della guerra del Vietnam, che si levò, nel corso del concilio Vaticano II, la voce di Giovanni XXIII con l’enciclica “Pacem in terris” che spiegava inequivocabilmente che la pace avrebbe potuto essere ottenuta soltanto con la giustizia, giustizia prima di tutto nella distribuzione dei beni della Terra fra ricchi e poveri.

lunedì 19 settembre 2011

SM 3369 -- La terra -- 2011

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 20 settembre 2011

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Nel capitolo 25 del libro biblico del Levitico Dio dice chiaramente al suo popolo che la terra è sua e che chi ha accumulato ricchezze, coltivando la terra, ogni 50 anni deve ridividerle fra tutto il popolo. Non devono aver dato molto retta a Dio i suoi seguaci, perché, col passare del tempo qualcuno, un re, si è dichiarato padrone di tutte le terre e ha messo a coltivarle, sotto il suo comando, i suoi servi che gli dovevano dare la maggior parte dei raccolti. In seguito il re si è dato alla dolce vita spendendo più di quello che ricavava vendendo i frutti della terra e ha dovuto vendere una parte dei suoi terreni a qualcuno dei suoi servi che aveva fatto buon uso del salario; il nuovo padrone si è messo a coltivare la terra facendo lavorare i servi più poveri. A poco a poco, sotto il re, si è formata una nuova classe di piccoli o grandi proprietari terrieri che, grazie alla nuova ricchezza, sono diventati principi e capi, ciascuno dei quali, per pagare i propri lussi, ha dovuto a sua volta vendere una parte della terra; si è così arrivati all’attuale frazionamento delle terre coltivabili, in piccoli o grandi pezzetti. Fino a quando i pezzetti sono diventati così piccoli o così sterili che le rese agricole sono diminuite e le terre sono state abbandonate.

lunedì 29 agosto 2011

Se dipendesse da me

Quale Stato, 10, (2/2005), 113-122 (Aprile-giugno 2005)
http://www.unimondo.org/Notizie/Se-dipendesse-da-me-di-Giorgio-Nebbia

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

L'acqua è un bene collettivo; anzi è un bene pubblico; o meglio è un bene comune; l'acqua non è una merce; anzi l'acqua non è neanche un bene economico. L'ha scritto Adamo Smith nel IV capitolo del I libro delle "Ricerche sopra la natura e le cause delle ricchezze delle nazioni" (1776): "Nulla è più utile dell'acqua, ma difficilmente essa serve ad acquistare qualche cosa, perché nulla o quasi si può ottenere in cambio dell'acqua". Ha detto sostanzialmente le stesse cose David Ricardo nel II capitolo dei suoi "Principi dell'economia politica" (1817): "In base ai principi comuni della domanda e dell'offerta nulla può essere dato per l'uso dell'aria e dell'acqua o di quale si sia altro dono della natura, di cui esiste una quantità illimitata. Il fabbricante di birra, il distillatore, il tintore, per la produzione delle loro merci fanno uso incessante d'aria e d'acqua, ma queste non hanno prezzo perché illimitata ne è la provvista".

venerdì 19 agosto 2011

Crescita di che cosa ?

La Gazzetta del Mezzogiorno, mercoledì 8 agosto 2011

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Due vite parallele a migliaia di chilometri di distanza. Un ingegnere nordamericano, Jay Forrester (nato nel 1918), specializzato nella progettazione dei calcolatori elettronici, docente nel prestigioso Massachusetts Institute of Technology, stava utilizzando, già negli anni cinquanta, i calcolatori per risolvere dei problemi di previsione. Per esempio come cresce la produzione industriale in seguito alla crescita o alla diminuzione dei soldi disponibili; come la mobilità in una città è influenzata dalla crescita del numero degli abitanti, delle automobili o dei mezzi di trasporto pubblico. Forrester aveva chiamato “dinamica dei sistemi” lo studio dei rapporti fra fenomeni il cui cambiamento può essere previsto mediante equazioni matematiche differenziali. Per inciso, equazioni simili erano già state usate trent’anni prima, per descrivere come aumentano le popolazioni animali, dagli studiosi di ecologia, un esempio della unità dei fenomeni dell’economia e dell’ecologia. Forrester aveva pubblicato libri di grande successo come “Industrial dynamics” (1961) e “Urban dynamics” (1969).

martedì 9 agosto 2011

Apologia dello scarabeo

Georgofili Info, 15 giugno 2011
http://www.georgofili.info/detail.aspx?id=466

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Si parla tanto di raccolta differenziata, di riciclo dei rifiuti, e vengono proposte sempre nuove tecniche e si moltiplicano le imprese dedicate al trattamento dei 140 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, speciali e pericolosi che ogni anno si formano in Italia nei processi di produzione e di uso delle merci. Per la ineluttabile legge della conservazione della massa, ogni materia che entra nel ciclo delle merci, alla fine si deve ritrovare, pur modificata nella composizione chimica e fisica, da qualche parte, un po’ sotto forma di merce utile, un po’ sotto forma di “merci negative”, cioè di rifiuti: circa quattro chili di rifiuti per ogni chilo di merce venduta. Il ciclo delle merci “economiche” non è diverso da quello dei processi di trasformazione, “merceologici” anche loro, che si verificano in natura, con la differenza che tutte le materie che contribuiscono alla vita vegetale e poi animale, tornano, prima o poi, nella natura e vengono riutilizzate per generale altra vita. La natura opera, cioè per “cicli chiusi”, non conosce rifiuti e neanche la morte perché le spoglie vegetali e animali, dopo aver svolto la loro funzione, ridiventano fonti di vita.

lunedì 4 luglio 2011

Malattie dei ricchi, malattie dei poveri

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 5 luglio 2011

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Il medico islamico al-Asuli, vissuto a Bokhara nove secoli fa, aveva diviso la sua farmacologia in due parti: "Malattie dei ricchi" e "Malattie dei poveri". Lo ha dissepolto dall’oblio il premio Nobel pakistano Abdus Salam (1926-1997) in un articolo pubblicato nell’aprile 1963, all’alba dell’attenzione per l’ecologia, per ricordare che anche oggi i paesi ricchi e i paesi poveri sono entrambi affetti da malattie fisiologiche ed economiche che, passando da una parte all'altra, rendono malato il grande, unico corpo della comunità umana.

martedì 7 giugno 2011

Quattro SI

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 7 giugno 2011

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Settimana di referendum ecologici, questa; domenica e lunedì prossimi 12 e 13 giugno 2011, saremo chiamati ad esprimere il parere su alcune leggi di notevole importanza. Uno di questi, quello con la scheda “Grigia”, chiede ai cittadini se si vuole o no abrogare una legge che rende possibile l’installazione di centrali nucleari in Italia. Nel 2008 il governo ha deciso di costruire, con i francesi, quattro centrali nucleari di grande potenza e da allora ha emanato varie leggi che stabilivano i criteri di insediamento delle centrali, di scelta delle località in cui le centrali sarebbero state installate, ha stabilito la costituzione di una agenzia per la sicurezza nucleare.

venerdì 27 maggio 2011

Plutonio

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 5 aprile 2011

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

L’incidente al reattore nucleare di Fukushima (11 marzo 2011) ha portato alla ribalta un altro ingrediente dei reattori nucleari, il MOX, acronimo inglese per indicare gli “ossidi misti di uranio e plutonio”, usati al posto dell’uranio arricchito come “combustibile”. L’attenzione è stata così richiamata ancora una volta su questo elemento, il plutonio, più volte citato in passato, associato alle bombe atomiche. Il plutonio è stato scoperto in una breve straordinaria stagione della fisica. Negli Stati Uniti nell’Università della California era stato costruito un ciclotrone, un potente strumento capace di lanciare particelle nucleari elettricamente cariche contro i vari elementi; Fermi e i suoi collaboratori conducevano simili esprimenti usando i neutroni, particelle prive di carica elettrica, la via che avrebbe portato alla scoperta della fissione dell’uranio.

martedì 29 marzo 2011

La giornata dell'acqua

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 29 marzo 2011

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Acqua è una parola che ha occupato le cronache di queste settimane del marzo 2011. Il 22 marzo è stata celebrata la giornata mondiale dell’acqua; sabato 26 marzo ci sono state manifestazioni nazionali a sostegno del referendum, che si terrà il 12 giugno, contro la privatizzazione dell’acqua. Ho sostenuto, e voterò con convinzione “si” in questo referendum che propone l’abrogazione delle norme delle leggi 99 e 166 del 2009 (IV governo Berlusconi) che autorizzano, anzi impongono la partecipazione di capitali privati nelle operazioni di prelievo dalle fonti naturali (sorgenti, fiumi, acque sotterranee, per definizione pubbliche, della collettività, e gratuite) di circa 8 miliardi di metri cubi all’anno di acqua, di distribuzione dell’acqua nei milioni di rubinetti delle abitazioni italiane, di depurazione delle acque di fogne e di riscossione delle relative tariffe, un affare di oltre dieci miliardi di euro all’anno.

martedì 8 febbraio 2011

Una etica dell'ambiente

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Uno dei grandi temi del dibattito culturale e anche politico, anche in Italia, riguarda la parola “ambiente”. Da molti anni esiste un “Ministero dell’ambiente” che ha come compito delle azioni per la “difesa dell’ambiente”; ma da quale nemico e perché l’ambiente va difeso ? Se intavolate il discorso con qualche vostro conoscente vi sentirete rispondere che lui è da sempre appassionato di ecologia, amico dell’ambiente; sono certamente amiche dell’ambiente le persone che protestano contro le discariche di rifiuti o contro gli inceneritori, sono certamente amiche dell’ambiente le persone che visitano religiosamente i parchi naturali, quelle che comprano l’ultimo modello di automobile euro 5 che, promettono, inquina di meno, eccetera.

domenica 16 gennaio 2011

carestie

La Gazzetta del Mezzogiorno, domenica 16 gennaio 2011

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Io amo le cipolle; non so se è vero che hanno eccezionali proprietà curative, se tengono lontano il malocchio e poco mi importa se fanno piangere quando si sbucciano; mi piacciono e basta. Per questo potete immaginare che, come merceologo, seguo con attenzione il fatto che il prezzo delle cipolle sia aumentato di tre volte in pochi mesi in India, il principale consumatore di tali tuberi, e che questo aumento di prezzo si inserisca in un generale aumento delle tensioni internazionali a proposito di crisi alimentari. Rincari di cipolle in India, rincari di cereali in Algeria e Tunisia, tensioni nei mercati europei, sono tutti degnali di una crisi di cui poco si parla, ma che può innescare guerre fra paesi concorrenti e movimenti interni anche rivoluzionari.