sabato 20 novembre 2010

L'importanza del gabinetto

19 Novembre: World Toilet Day

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 17 ottobre 2006

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Qual è la stanza più importante della casa ? La camera da letto ? no, perché si può mettere un divano nell’ingresso. La cucina ? no, perché si può avere una stanza che ospita cucina e tinello. L’unica stanza veramente unica e irrinunciabile è il gabinetto. Sembra un argomento poco elegante da trattare, ma intorno a questa stanza circolano non solo aspetti importanti dal punto di vista igienico e della salute, ma anche potenti affari, come ha dimostrato la conferenza internazionale sui gabinetti che si è tenuta nell'ottobre del 2006 a Mosca.

sabato 13 novembre 2010

Tecnologie intermedie

La Gazzetta del Mezzogiorno, giovedì 17 giugno 2010

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Tecnica è una parola che usiamo continuamente parlando della fabbricazione e dell’uso degli innumerevoli oggetti che ci circondano: un termine antichissimo e modernissimo. “Tecnica” viene dalla parola “techne” con cui gli antichi greci, oltre duemila anni fa, indicavano l’”arte”, la capacità di fare le cose, le cose utili. Da duecento anni i sociologi discutono il ruolo che la tecnica ha avuto nel modificare, nel bene e nel male, la società, la cultura. Forse l’analisi più approfondita del tema è stata fatta nel 1933 dal sociologo e urbanista americano Lewis Mumford (1895-1990) nel libro “Tecnica e cultura”, tradotto in italiano nel 1961 e ristampato di recente. Per ogni società la tecnica ha differenti significati: a rigore era “tecnica” quella con cui gli egiziani sollevavano enormi blocchi nelle piramidi, l’uso dell’aratro per modificare il suolo da coltivare, il funzionamento delle norie che sollevavano l’acqua nei nostri campi ancora pochi decenni fa. Così come è “tecnica” la possibilità di aumentare il rendimento delle coltivazioni agricole o la costruzione di una bomba atomica, la possibilità di comunicare e di depurare le acque di fogna, di innalzare grattacieli e far parlare televisori e cellulari.

Petrolio nel mare: cronaca di un'estate

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 15 giugno 2010

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Nel 1953 il regista francese Henri-Georges Clouzot diresse un film intitolato: “Vite vendute”, interpretato da Yves Montand, Folco Lulli e altri famosi attori: la storia drammatica descrive il viaggio di un gruppo di quattro camionisti disperati che trasportano, per pochi soldi (il titolo originale era ”Il salario della paura”) attraverso deserti privi di strade, dei fusti pieni del potente e pericoloso esplosivo nitroglicerina destinato ad un pozzo petrolifero in fiamme. L’esplosione della nitroglicerina alla bocca del pozzo sottrae ossigeno e fa cessare l’incendio (ma non la fuoriuscita del petrolio). Il camion e i guidatori superano terribili difficoltà, alcuni muoiono, e finalmente uno di loro riesce a raggiungere il pozzo in fiamme e a guadagnare “il salario” promesso. Mi è tornato in mente leggendo le cronache dell’incendio del pozzo petrolifero nel Golfo del Messico e osservando le immagini della continua fuoriuscita di petrolio e gas dal fondo del mare.