Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it
Nel 2012 cadono gli anniversari di vari importanti eventi ecologici. Mezzo secolo fa, nel 1962, apparve negli Stati Uniti il primo libro che aprì gli occhi dell’opinione pubblica alla gravità della crisi ambientale: “Primavera silenziosa”, scritto da Rachel Carson. Dieci anni dopo, nel 1972 si tenne a Stoccolma la conferenza delle Nazioni Unite sull’”Ambiente umano” e nello stesso anno apparve il libro del Club di Roma ”I limiti alla crescita”. Il decennio 1962-1972 si può considerare la “primavera dell’ecologia”, l’inizio di una nuova maniera di vedere i rapporti fra gli esseri umani e la natura, raccontati in diecine di libri, in migliaia di articoli.
Rachel Carson (1907-1964), l’autrice di “Primavera silenziosa”, era nata in un paese di campagna della Pennsylvania e si era laureata nel 1929 in biologia. I suoi studi furono dedicati alla zoologia e nello stesso tempo manifestò una grande passione per la divulgazione scientifica con una forte vena poetica; per questo fu assunta nell’ufficio per le attività di pesca e di difesa della natura del Dipartimento dell’Interno degli Stati Uniti. A differenza dei paresi europei, in cui in genere il ministero dell’interno è di fatto il ministero di polizia, negli Stati Uniti al Dipartimento dell’Interno fanno capo le responsabilità per le acque, la pesca, le attività minerarie, le foreste, le riserve indiane. Alla Carson furono affidati compiti di informazione ed educazione nel campo della biologia e della natura.
Nel 1941 fu pubblicato “Il vento e il mare”, il suo primo libro sulla biologia e la bellezza del mare, a cui fecero seguito “Il mare intorno a noi” (del 1950, tradotto anche in italiano) e “La riva del mare” del 1955. Nel corso dei suoi studi sulla vita marina la Carson cominciò ad osservare le alterazioni dei cicli biologici provocati, a partire dal 1943, dalla immissione nell’ambiente di crescenti quantità di DDT, l’insetticida “miracoloso” che aveva eliminato gli insetti responsabili della malaria e di molte perdite di raccolti. Purtroppo il DDT e i molti altri insetticidi simili immessi in commercio negli anni quaranta del Novecento, sono non-biodegradabili e solubili nei grassi e restano persistenti a lungo sul terreno e nei fiumi e nel mare, e da qui vengono assorbiti e fissati, attraverso le catene trofiche, nei vegetali e nel corpo di molti animali e finiscono anche negli alimenti usati dagli esseri umani. Nel caso delle mucche i pesticidi passavano dal fieno al latte e col latte passavano nella dieta umana; nel caso del mare, dove sono molto estese le catene di predatori e prede, il DDT passava da un pesce all’altro, e da qui di nuovo nella dieta umana.
C’è stato un periodo in cui la concentrazione del DDT nel latte materno era superiore a quella massima ammessa dalle autorità sanitarie per gli alimenti umani. Il libro “Primavera silenziosa”, tradotto in italiano da Feltrinelli subito dopo la sua pubblicazione nel 1962, spiegava con grande chiarezza che, se si fosse continuato ad usare in quantità crescenti e indiscriminate i pesticidi clorurati e simili pesticidi tossici, essi sarebbero stati assorbiti anche dagli uccelli del cielo che sarebbero morti e la primavera un giorno avrebbe potuto essere privata del loro canto, “silenziosa”, appunto. Il libro era dedicato al grande pensatore, premio Nobel per la pace, Albert Schweitzer (1875-1965), di cui riportava il celebre ammonimento: “L’uomo ha perso la capacità di prevedere e prevenire, finirà per distruggere la Terra”. Il libro della Carson subì durissimi attacchi da parte dell’industria chimica che vedeva compromessi i suoi crescenti profitti legati alla vendita dei pesticidi; gli argomenti furono i soliti del negazionismo ecologico: se si fosse dato retta a questa visionaria (alcuni l’accusarono perfino di essere “comunista”) e se fosse stato vietato l’uso del DDT, milioni di persone sarebbero morte di malaria, milioni di persone sarebbero morte di fame per la distruzione dei raccolti agricoli da parte dei parassiti che il “provvidenziale” DDT riusciva invece a sterminare.
Queste critiche infondate amareggiarono gli ultimi anni di vita di Rachel Carson, morta di tumore al seno nel 1964, ma il suo libro aveva già cominciato il suo cammino trionfale.
Milioni di persone si interrogarono su che cosa veniva sparso nei campi e finiva nei raccolti e negli alimenti, e cominciarono a chiedere ai governi di controllare i residui di pesticidi nelle acque e nel cibo e di vietare le sostanze più nocive e tossiche, ciò che avvenne in molti paesi a partire dagli anni settanta; purtroppo nei paesi arretrati molti pesticidi tossici continuano ad essere venduti e finiscono nei prodotti agricoli alimentari, compresi quelli che importiamo in Europa. Purtroppo il messaggio di Rachel Carson è stato in gran parte dimenticato; ricordiamola almeno noi, a 50 anni di distanza, con riconoscenza per le tante vite salvate dalle sue coraggiose denunce.
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